Un paziente, comunque, lo aveva. In fin dei conti era pur sempre uno psichiatra. Il motivo fondamentale che lo aveva portato alle ricerche sul sonno e all’onirologia era il desiderio di trovare applicazioni terapeutiche. La conoscenza in assoluto, la scienza di per se stessa, non gli interessavano: a che serve imparare qualcosa, se la cosa imparata non serve a qualcosa? L’utilità era la sua pietra di paragone. E aveva l’abitudine di tenere sempre un paziente in terapia, per ricordarsi questo impegno fondamentale, per tenersi in contatto con la realtà umana della propria ricerca: una realtà umana che consiste della personalità disturbata di singole persone. Le persone, infatti, sono l’unica cosa che conti. Una persona è definita soltanto dall’estensione della sua influenza su altre persone, dalla sfera delle sue relazioni interpersonali; la parola «moralità» è un termine assolutamente privo di senso, se non lo si definisce come il bene che una persona fa alle altre, l’adempimento della propria funzione nella totalità sociopolitica.
Il suo attuale paziente, Orr, doveva venire alle quattro del pomeriggio: avevano rinunciato alle sedute notturne; inoltre, come gli ricordò Miss Crouch all’ora di colazione, alla odierna seduta avrebbe presenziato anche un osservatore della Sanità, per assicurarsi che non ci fosse nulla di illegale, di immorale, di insicuro, di ingiusto, di ineccetera, nel funzionamento dell’Aumentore. Maledetti curiosoni governativi.
Erano i guai del successo, con il suo appannaggio di fama, curiosità del pubblico, gelosie professionali, rivalità dei colleghi. Se egli fosse stato ancora oggi un ricercatore privato, occupato soltanto nel laboratorio del sonno dell’Università e in un ufficetto alla buona della East Tower Willamette, nessuno avrebbe messo l’occhio sul suo Aumentore prima della sua decisione che fosse pronto per la produzione, ed egli avrebbe avuto piena libertà di mettere a punto nel modo più soddisfacente l’apparecchio e le sue applicazioni. Invece, ora, siccome egli stava svolgendo la parte più privata e delicata della sua attività — la psicoterapia di un paziente disturbato — il governo si sentiva in dovere di inviargli un avvocato impiccione, che probabilmente non avrebbe capito neppure la metà di ciò che vedeva e ne avrebbe capito in modo sbagliato l’altra metà.
L’avvocato arrivò alle 15 e 45, e Haber uscì a grandi passi dall’ufficio per accoglierlo — accoglierla, anzi, perché risultò essere una donna — e dare subito fin dall’inizio un’impressione calda e amichevole. In questo tipo di controlli era meglio mostrare di non avere paura, cooperare e trattarli in modo cordiale. Un mucchio di medici lasciano trasparire un certo risentimento, quando hanno in ufficio un ispettore della Sanità; questi medici ricevono poche assegnazioni di fondi dal governo.
Non era molto facile mostrare calore e cordialità con questa avvocatessa. Era una donna che scattava e schioccava, Una massiccia chiusura a scatto, di rame, sulla borsa; pesanti gioielli di rame e ottone che sbattevano; zatteroni ortopedici ai piedi; un grosso anello d’argento con un disegno di maschera africana, inverosimilmente brutto; sopracciglia aggrottate, voce secca: schiocchi, scatti, strappi… Dieci secondi dopo, Haber cominciò a sospettare che tutta la faccenda fosse effettivamente una maschera, come denunciava l’anello: un mucchio di chiasso e di ferocia per nascondere la timidezza. La cosa, tuttavia, non era assolutamente affar suo. Non avrebbe mai conosciuto la donna dietro la maschera, né essa aveva importanza: l’importante era riuscire a fare la giusta impressione su Miss Lelache l’avvocatessa.
Il contatto iniziale, pur non svolgendosi cordialmente, andò abbastanza bene; la donna era competente, aveva già svolto in passato lo stesso tipo di indagini, e si era preparata per questo lavoro. Sapeva cosa chiedere e come ascoltare.
— Questo paziente, George Orr — disse lei, — non è un intossicato, vero? La diagnosi, dopo tre settimane di terapia, è che sia psicotico oppure che sia soltanto disturbato?
— Disturbato, secondo la definizione dell’Ufficio Sanitario. Profondamente disturbato, e con orientamento verso una realtà artificiale; ma sta migliorando, grazie alla terapia attualmente seguita.
La donna aveva un registratore tascabile, e stava mettendo tutto su nastro; ogni cinque secondi, come prescritto dalla legge, l’apparecchio faceva tip.
— Potrebbe descrivere la terapia da lei impiegata, tip, e spiegare l’importanza del suo nuovo strumento? Non stia a spiegarmi come tip funziona, perché la cosa compare già nel rapporto; mi dica soltanto cosa fa. Tip per esempio, in che modo il suo uso è diverso da quello dell’Elektroson o della cuffia?
— Be’, questi strumenti, come lei sa, generano vari tipi di impulsi a bassa frequenza che stimolano cellule nervose della corteccia cerebrale. Questi segnali hanno la caratteristica di essere, come diciamo noi, generalizzati: ottengono il loro effetto sul cervello in un modo fondamentalmente simile a quello di una luce stroboscopica di una data frequenza, o di uno stimolo uditivo, come un suono ritmico di tamburo. L’Aumentore, invece, trasmette un segnale specifico, che può essere raccolto da un’area specifica. Ad esempio, come lei sa, si può addestrare un soggetto a produrre a volontà ritmi alfa; ma l’Aumentore può indurli senza addestramento, anche quando il paziente è in una condizione che non contribuirebbe normalmente a fargli produrre ritmi alfa. L’Aumentore, per mezzo di elettrodi opportunamente sistemati, trasmette un ritmo alfa a nove cicli, ed entro pochi secondi il cervello accoglierà quel ritmo e comincerà a produrre onde alfa con la regolarità di un buddista Zen in trance. In modo simile, e molto più utile, si può indurre nel paziente ogni altro stadio del sonno, con i suoi cicli tipici e le sue attività locali.
— C’è la possibilità che stimoli i centri del piacere, o quelli della parola?
Oh, il luccichio moralistico negli occhi dei legali della Sanità, ogni volta che saltava fuori la storia dei centri del piacere! Haber nascose l’ironia e l’irritazione e rispose in tono amichevole e sincero: — No. Non è come l’SEC, vede. Non è come la stimolazione elettrica o chimica di particolari centri cerebrali: non richiede nessuna introduzione di mezzi meccanici in particolari aree del cervello. L’Aumentore si limita a indurre tutta l’attività cerebrale a cambiare, a spostarsi su un altro dei suoi stati naturali. È un po’ come quando ascoltiamo un motivo musicale e cominciamo a battere i piedi seguendo la musica. In questo modo, il cervello entra nella condizione desiderata a scopi di studio o di terapia, e si mantiene in essa. E io ho appunto chiamato Aumentare il mio apparecchio per indicare la sua funzione non creativa. Nulla viene imposto dall’esterno. Il sonno indotto con l’Aumentore è esattamente, letteralmente, il tipo di sonno caratteristico del singolo cervello al quale lo applichiamo. La differenza tra esso e le macchine che inducono elettricamente il sonno, come la cuffia, è come la differenza tra un vestito di sartoria e uno comprato ai grandi magazzini. La differenza tra di esso e l’impianto di elettrodi è… oh, al diavolo! … come la differenza tra il bisturi del chirurgo e il martello del fabbro!
— E come ha preparato gli stimoli da lei usati? Lei tip registra un ritmo alfa, per esempio, da un soggetto per usarlo su un altro soggetto tip?
Haber avrebbe preferito lasciar stare questo punto. Non aveva intenzione di mentire, naturalmente, ma era meglio non parlare di ricerche incomplete, aspettare che fossero terminate e provate sperimentalmente; rischiavano di non fare la giusta impressione su una persona non specializzata. Comunque, si lanciò in una risposta, felice di ascoltare la propria voce invece dei suoi tip, dei suoi schiocchi e dei suoi scatti; strano come notasse quel piccolo, fastidioso suono soltanto quando parlava la donna. — Dapprima usai un gruppo generale di stimoli, ottenuti facendo la media delle registrazioni di molti soggetti. La paziente depressa citata nel rapporto è stata sottoposta, con successo, a questo tipo di terapia. Ma mi accorsi che gli effetti erano più casuali e variabili del voluto. Cominciai a sperimentare. Su animali, naturalmente. Gatti. Noi ricercatori sul sonno amiamo molto i gatti: dormono moltissimo! Be’, lavorando su animali trovai che la più promettente linea di ricerca era quella di usare ritmi registrati precedentemente dal cervello del soggetto stesso. Una specie di autostimolazione a mezzo registrazione. Quello che io cerco, vede, è la specificità. Un cervello risponderà immediatamente ai propri ritmi alfa, e vi risponderà spontaneamente. Ora, certo, si possono scorgere prospettive terapeutiche anche lungo l’altra linea di ricerca. Potrebbe essere possibile imporre gradualmente sullo schema del paziente un altro schema di onde, più salutari e più complete. Uno schema registrato dal soggetto stesso, possibilmente, o da altri soggetti. Potrebbe risultare molto utile in casi di danni, lesioni, traumi cerebrali; potrebbe aiutare un cervello leso a ristabilire su nuovi canali le proprie vecchie abitudini: normalmente il cervello, per potervi riuscire da solo, deve compiere uno sforzo lungo e intenso. Potrebbe essere usato per «insegnare» nuove abitudini a un cervello che non funziona in modo normale, e così via. Comunque, si tratta soltanto di ipotesi, per il momento, e quando, e se, ritornerò a questo tipo di ricerche, naturalmente, rinnoverò la richiesta di autorizzazione al Controllo Sanitario. — Era la verità. Non c’era bisogno di raccontare che stava facendo delle ricerche di quel tipo, perché finora non avevano portato a nessuna conclusione; avrebbe soltanto rischiato dei malintesi. — Quanto alla forma di autostimolazione mediante registrazioni che uso nella presente terapia, si può affermare che il suo effetto sul paziente è limitato a quello esercitato durante il periodo di funzionamento della macchina: da cinque a dieci minuti. — Haber conosceva la professione degli avvocati del Controllo Sanitario meglio di quanto essi non conoscessero la sua; vide che la donna, a quest’ultima frase, faceva un leggero cenno d’assenso: la precisazione aveva prevenuto una sua domanda.