– Grazie – le gridò dietro Miles, scrollando il mucchietto di indumenti che comprendeva due divise complete, una più grande ed una piccola abbastanza perché a Miles fosse sufficiente rimboccare un poco il fondo dei calzoni per evitare di impigliarvisi con i talloni. Gli indumenti erano macchiati, rigidi per antichi strati di sudore e di polvere e probabilmente… rifletté Miles… erano stati tolti a dei cadaveri, ma Suegar li indossò senza esitazione e indugiò a tastarne la stoffa grigia con meraviglia.
– Ci hanno dato dei vestiti, ce li hanno dati - mormorò. – Come ci sei riuscito?
– Ci hanno dato tutto, Suegar. Ora vieni con me, perché dobbiamo andare di nuovo a parlare con Oliver – replicò Miles, trascinando risolutamente con sé il compagno. – Mi chiedo quanto tempo abbiamo in effetti prima della prossima distribuzione del cibo. Di certo ce ne sono due ad ogni ciclo di ventiquattr'ore, ma non mi stupirei se i periodi fossero irregolari al fine di accrescere maggiormente il vostro disorientamento temporale… dopo tutto, i momenti della distribuzione sono il solo orologio che abbiate qui.
Mentre parlava rilevò con la coda dell'occhio una traccia di movimento che risultò essere un uomo che correva. Non si trattava però di una fuga intesa a seminare un gruppo ostile… no, quell'uomo correva da solo, a testa bassa e più in fretta che poteva, con i piedi nudi che percuotevano la terra pressata con un ritmo frenetico; in linea di massima l'uomo stava seguendo il perimetro della cupola, effettuando soltanto una deviazione all'altezza del campo delle donne, e mentre correva piangeva.
– Cosa gli succede? – domandò Miles a Suegar, indicandogli la figura che si avvicinava.
– A volte ti prende così – spiegò lui, scrollando le spalle, – quando non ti riesce più di restare seduto qui dentro. Ho visto un tizio correre in questo modo fino a morire, sempre in tondo…
– Questo – decise Miles, – sta correndo verso di noi.
– E fra un secondo starà già correndo lontano da noi…
– Allora aiutami a bloccarlo.
Miles afferrò l'uomo in basso e Suegar in alto, sedendogli sul petto mentre Miles gli si sedeva sul braccio destro, in modo da dimezzare le sue possibilità di resistenza. Quel soldato doveva essere stato molto giovane quando lo avevano catturato… forse aveva mentito a proposito dell'età al momento dell'arruolamento… perché ancora adesso aveva un volto da ragazzo, devastato dal pianto e dalla sua personale eternità vissuta in quella perla cava; per un po' inspirò con ansiti singhiozzanti ed espirò confuse imprecazioni, poi finì per calmarsi.
– Ti piacciono le feste, ragazzo? – domandò allora Miles, chinandosi verso di lui con un sorriso da lupo sulle labbra.
– Sì… – rispose il prigioniero, girando lo sguardo a destra e a sinistra senza però scorgere traccia di soccorsi.
– E cosa mi dici dei tuoi amici? Anche a loro piacciono le feste?
– Certamente – assentì il ragazzo, forse segretamente scosso dal sospetto di essere caduto nelle mani di qualcuno che era ancora più pazzo di lui. – È meglio che mi lasci libero, mutante, altrimenti ti faranno a pezzi.
– Voglio invitare te e i tuoi amici ad una grossa festa – scandì Miles. – Stanotte terremo questa festa, e sarà un evento storico. Sai dove trovare il Sergente Oliver, ex membro del 14° Commandos?
– Sì… – ammise il loro prigioniero, con una certa cautela.
– Bene. Allora raduna i tuoi amici e presentati a rapporto da lui. Se sei furbo, prenoterai adesso il tuo posto a bordo di questo veicolo, perché se non ci sarai sopra ti verrai a trovare sotto di esso. L'Esercito Riformatore sta per muoversi. Hai capito?
– Ho capito – annaspò il ragazzo, respirando a fatica a causa del pugno che Suegar gli teneva premuto contro il plesso solare per enfatizzare l'importanza del messaggio.
– Informa Oliver che è stato Fratello Miles a mandarti – aggiunse Miles, mentre il ragazzo si allontanava barcollando e guardandosi nervosamente alle spalle. – Qui non hai dove nasconderti, e se non ti farai vedere manderò i Commandos Cosmici a prenderti.
– Credi che verrà? – domandò Suegar, sciogliendosi i muscoli aggranchiti e scrollando gli abiti nuovi.
– Si tratta di combattere o di fuggire, e quello se la caverà bene – sorrise Miles, poi si stiracchiò e tornò al suo originale ordine di priorità. – Da Oliver.
Alla fine si ritrovarono non con venti uomini ma con 200. Oliver ne aveva raccolti quarantasei e il ragazzo intercettato durante la fuga ne portò altri diciotto. Al tempo stesso i segni di ordine e di attività visibili in quella zona del campo attirarono parecchi curiosi, e chi passava nelle vicinanze doveva soltanto chiedere cosa stesse accadendo per essere immediatamente reclutato e promosso caporale sul posto. Poi l'interesse degli spettatori raggiunse un apice febbrile quando il contingente di Oliver marciò fino al limitare del campo delle donne… e fu ammesso al suo interno. Un fattore che procurò loro all'istante altri settantacinque volontari.
– Sai cosa sta succedendo? – domandò Miles ad uno di questi, a mano a mano che li sottoponeva ad una rapida ispezione e li assegnava ad uno dei quattordici gruppi operativi da lui creati.
– No – ammise l'uomo, poi agitò con impazienza un braccio in direzione del centro del gruppo delle donne e aggiunse: – Ma voglio andare dove vanno loro…
Per rispetto nei confronti del crescente nervosismo di Tris per quelle infiltrazioni nei suoi confini, Miles bloccò i reclutamenti a quota duecento e immediatamente trasformò quella cortesia in una carta in sua mano nel dibattito strategico che lui e la donna stavano ancora portando avanti, in quanto Tris voleva dividere le sue forze nel modo consueto… metà per attaccare e metà a protezione del campo e dei suoi confini… mentre Miles era per uno sforzo massimo all'esterno.
– Se vinceremo non avrete più bisogno di guardie – le fece notare.
– E se dovessimo perdere?
– Non possiamo osare di perdere – replicò Miles, abbassando la voce, – perché questa sarà la sola volta in cui avremo la sorpresa dalla nostra parte. Certo, potremo sempre ritirarci, riformare lo schieramento e tentare ancora… per quanto mi riguarda mi sento pronto, anzi vincolato, a continuare a tentare fino a quando non resterò ucciso, ma dopo la prima volta ciò che stiamo cercando di fare diventerà evidente agli occhi di ogni altro gruppo e gli altri avranno il tempo di progettare piani e strategie. Ho una particolare avversione per le posizioni di stallo e preferisco vincere le guerre piuttosto che prolungarle.
Tris sospirò, e per un momento parve prosciugata, stanca, vecchia.
– Io sono stata in guerra per molto tempo, sai? Dopo qualche tempo perfino essere sconfitti può cominciare ad apparire preferibile al prolungare un conflitto.
Miles poté sentire la propria risolutezza venire meno, risucchiata in quello stesso nero vortice di dubbio, ma si riscosse e puntò verso l'alto con un dito, abbassando al tempo stesso la voce ad un sussurro.
– Ma di certo non da quei bastardi.
Tris guardò a sua volta verso l'alto e squadrò le spalle.
– No, non da loro – convenne, poi trasse un profondo respiro e aggiunse: – D'accordo, cappellano, avrai il tuo attacco in forze, ma soltanto una volta…
In quel momento Oliver tornò da un'ispezione a tutti i diversi gruppi operativi e si accoccolò accanto a loro.
– Tutti hanno i loro ordini – annunciò. – Con quanti effettivi Tris intende contribuire a ciascun gruppo?
– Il Comandante Tris – si affrettò a correggerlo Miles, mentre la donna aggrottava minacciosamente la fronte. – Dal momento che dovremo tentare il tutto per tutto avremo con noi ogni effettivo in grado di camminare presente qui.
Oliver effettuò qualche rapido conto nella polvere usando il proprio dito come stilo.
– Significa altri cinquanta elementi circa per ciascun gruppo… dovrebbe bastare. A proposito, che ne dici di formare venti gruppi? Questo accelererà la distribuzione una volta che avremo schierato le linee e potrebbe costituire la differenza fra il successo e la sconfitta.