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– Davvero? – commentò Illyan, premendosi le dita contro le tempie e appoggiandosi allo schienale della sedia. – Perché?

– Ah… è una storia lunga e complicata – replicò Miles, sorridendo suo malgrado nel ricordarla. – Tutto questo potrà rimanere fra lei e me?

– D'accordo – assentì Illyan, annuendo.

Il labirinto

Nel contemplare l'immagine del globo che spiccava luminoso sullo schermo visore Miles incrociò le braccia e soffocò un brivido: il pianeta del Gruppo Jackson, luccicante, ricco, corrotto…

I Jacksoniani sostenevano che la loro corruzione era interamente importata e che se la galassia fosse stata disposta a pagare per la virtù quello che pagava per il vizio loro avrebbero trasformato il pianeta in un centro di pellegrinaggio. Dal suo punto di vista Miles riteneva che quel ragionamento somigliasse ad una discussione intesa a stabilire se fossero più marci i vermi o la carne putrescente di cui si nutrono. Tuttavia, se il Gruppo Jackson non fosse esistito la galassia avrebbe probabilmente dovuto inventarlo, e per quanto si mostrassero inorriditi i pianeti vicini non gli avrebbero permesso di esistere se in segreto non lo avessero considerato un'utile interfaccia con la loro sottoeconomia.

In ogni caso, il pianeta possedeva una certa vitalità, anche se non era vivace come lo era stato un paio di secoli prima, quando era la base di un gruppo di dirottatori; adesso le sue bande di criminali e di tagliagole si erano trasformate in senili sindacati monopolistici che per struttura e stabilità somigliavano addirittura a piccoli governi e formavano una sorta di aristocrazia. Era un deterioramento prevedibile e Miles si chiese per quanto tempo ancora le principali Case sarebbero riuscite a tenere a bada l'avanzare della marea dell'integrità.

La Casa Dyne, specializzata in riciclaggio… lavate il vostro denaro sul Gruppo Jackson; la Casa Fell, che commerciava in armi senza fare domande imbarazzanti; la Casa Bharaputra, che si occupava di genetica illegale; la peggiore, la Casa Ryoval, il cui motto era «Sogni Fatti di Carne», di certo la più grande organizzazione di mezzani… Miles usò la parola con assoluta precisione… della storia; e la Casa Hargraves, la barriera galattica, il cui campo era la mediazione nei riscatti… la Casa incassava i crediti e in cambio il più delle volte faceva riavere gli ostaggi illesi tramite i suoi buoni uffici. E poi c'erano una dozzina di sindacati più piccoli, legati fra loro da svariate e mutevoli alleanze.

Perfino noi vi troviamo utili, pensò Miles, premendo un pulsante e facendo scomparire l'immagine dallo schermo. Con le labbra arricciate in un'espressione di disgusto richiamò l'inventario per un ultimo controllo della lista degli acquisti da fare, mentre un sottile cambiamento nelle vibrazioni della nave lo avvertiva che essa stava modificando l'orbita per adeguarla a quella del pianeta… l'incrociatore veloce Ariel avrebbe attraccato entro un'ora alla Stazione Fell.

La consolle stava emettendo il complesso disco di dati relativi all'ordinativo di armi quando il cicalino della porta della cabina trillò, seguito dal suono di una voce da contralto che scaturì dal comunicatore.

– Ammiraglio Naismith?

– Avanti – rispose Miles, riponendo il disco e appoggiandosi allo schienale della sedia.

– Attraccheremo entro trenta minuti circa – avvertì il Capitano Thorne, entrando con un amichevole cenno di saluto.

– Grazie, Bel.

Bel Thorne, il comandante dell'Ariel, era un ermafrodita betano, un uomo/donna che era il risultato di un esperimento genetico effettuato secoli prima… un esperimento che a parere di Miles era altrettanto bizzarro quanto ciò che secondo le voci correnti i chirurghi privi di etica della Casa Ryoval erano disposti a fare per denaro.

L'ermafroditismo, che era stato il folle risultato ultimo di un tentativo marginale di egalitarismo betano, non aveva attecchito e i discendenti degli originali idealisti costituivano adesso una minoranza sull'ipertollerante Colonia Beta… con l'eccezione di pochi girovaghi come Bel. Thorne era un ufficiale mercenario coscienzioso, fedele e aggressivo, e Miles lo/la trovava simpatico/a… esprimersi per definirlo/a era difficile, perché i Betani usavano abbondantemente il pronome neutro. Tuttavia…

Da dove si trovava, Miles poteva avvertire il profumo floreale di Bel, segno che quel giorno l'ermafrodita stava enfatizzando il lato femminile della sua personalità, come aveva fatto in maniera sempre maggiore durante tutti i cinque giorni di viaggio. In genere, Bel sceglieva di presentarsi come un maschio di aspetto un po' ambiguo dai morbidi capelli corti e castani, con i lineamenti glabri e cesellati controbilanciati dalla divisa militare dendarii grigia e bianca, da un comportamento assertivo e da un umorismo pungente… e Miles era estremamente preoccupato dai cambiamenti che Bel manifestava in sua presenza. Girandosi verso lo schermo olovisore del computer, Miles richiamò nuovamente l'immagine del pianeta a cui si stavano avvicinando. Da quella distanza il Gruppo Jackson appariva decisamente innocuo con le sue montagne piuttosto fredde… l'equatore era la sola zona popolata e aveva un clima soltanto temperato… cinto sullo schermo da uno schematico merletto di tracce colorate emesse dai satelliti, dalle stazioni di trasferimento orbitanti e dai vettori di avvicinamento autorizzato.

– Sei mai stato qui prima d'ora, Bel? – domandò.

– Una volta, quando ero tenente nella flotta dell'Ammiraglio Oser – rispose il mercenario. – Da allora la Casa Fell ha cambiato barone, ma le loro armi godono ancora di una buona reputazione, a patto che si sappia cosa comprare. Tieniti alla larga dalle vendite di granate neutroniche.

– Hah! Sono fatte per chi ha braccia robuste per lanciarle. Non temere, le granate non sono sulla lista – replicò Miles, porgendogli il dischetto.

Bel si avvicinò e si protese sullo schienale della sua sedia per prenderlo.

– Mentre aspettiamo che i seguaci del barone stivino il carico devo concedere licenze di sbarco? E tu che intenzioni hai? Una volta vicino agli attracchi c'era un ostello con tutte le comodità: piscina, sauna, cibo ottimo… potrei prenotare una stanza per due – concluse, abbassando la voce.

– Pensavo di concedere soltanto licenze di una giornata – affermò Miles, schiarendosi la gola.

– Io sono anche una donna – sottolineò Bel, in tono sommesso.

– Fra le altre cose.

– Sei decisamente monosessuale senza speranza, Miles.

– Mi dispiace. – Con imbarazzo, Miles batté un colpetto sulla mano che chissà come aveva finito per posarsi sulla sua spalla.

– Dispiace a molti – sospirò Bel, raddrizzandosi.

Miles sospirò a sua volta, pensando che forse avrebbe dovuto esprimere il proprio rifiuto in termini più netti… era all'incirca la settima volta che si trovava costretto ad affrontare quell'argomento con Bel, al punto che ormai era diventato quasi un rituale, quasi… ma non del tutto… uno scherzo. Bisognava riconoscere che il Betano era ottimista oppure ottuso ad oltranza… oppure, aggiunse onestamente Miles, animato da sentimenti genuini. Sapeva che se si fosse girato avrebbe sorpreso negli occhi dell'ermafrodita un'espressione di solitudine a cui non era mai concesso di affiorare sulle labbra, ed evitò di voltarsi.

Del resto, rifletté con una certa contrizione, come poteva giudicare proprio lui, il cui corpo era fonte di ben poche gioie? Come poteva Bel… eretto, sano e di altezza normale anche se con un apparato genitale insolito… trovare qualcosa di attraente in un individuo basso, con le gambe sintetiche e un po' pazzo come lui? Abbassò quindi lo sguardo sull'uniforme bianca e grigia che aveva indosso, l'uniforme che si era conquistato.

Se non puoi essere alto due metri cerca di essere due volte furbo, era il suo motto, ma finora la ragione non era riuscita a fornirgli una soluzione al problema costituito da Thorne.

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