Alio stesso modo di Giulio Manieri, il protagonista di San Michele aveva un gallo, Sergej e Sergio sono doppiamente rinchiusi: nel bozzolo dell’orgoglio e nel luogo dell’eremitaggio (una grotta in Tolstoj, una casupola nei Taviani), ma come in San Michele e la reclusione metaforica a produrre gli effetti peggiori sulla volon-ta, portando alia sconfitta e alia vanificazione delle tensioni prometeiche.
Nel 1977 i Taviani avevano diretto Padre padrone, trascrizione del racconto autobiografico di Gavino Ledda pubblicato nel 1975. Ledda (da pastore divenuto ricercatore universitario) mescola nel libro le sue vicende personali e un’analisi gramsciano-antropologica delle strutture familiari e sociali, cercando di tradurre le sue esperienze in un resoconto puntuale e verosimile. I Taviani, invece, esaltano il versante autobiografico e fanno introdurre e terminare il film alio stesso scrit-tore che appare sullo schermo in carne e ossa, quasi a dimostrazione dell’utopia realizzata: la prima nelPopera dei registi, fino allora votati a prospettive pessimi-stiche. Ma il Gavino del film ha realizzato Tutopia rinunciando alia sua identita e per piu aspetti puoessere accostato ai personaggi di diretta derivazione tolstoiana: anch’egli da prova di una cocciuta volonta nel perseguire i suoi fini; anch’egli per un periodo vive isolato in un ovile (assai simile alle celle e alle grotte di Tolstoj), prigioniero dell’impossibility di acculturarsi.
Nel 2001 ha luogo il terzo incontro «diretto» dei Taviani con lo scrittore russo: Padattamento dell’ultimo romanzo dello scrittore russo Voskresenie, per uno sce-neggiato televisivo, coprodotto da Italia, Francia e Germania e vincitore del primo premio al festival cinematografico di Mosca nel 2002. Racconto profondamente ideologico e sociale (la definizione e di Michail Bachtin[15]), Voskresenie e scritto da Tolstoj con intend di proselitismo, per indicare ai suoi contemporanei il modo di vivere in un mondo ingiusto e malvagio, come mostra lo studio delle diverse stesure compiuto dallo studioso francese George Nivat[16]. E’ dunque la passione ideologica a colpire i Taviani, assieme alia storia di Katjusa Maslova, sedotta e abbandonata (uno dei piu diffusi topoidel feuilleton, come gli stessi registi hanno dichiarato in un’intervista). Ma non e solo questo: c’e un altro protagonista della vicenda, Dmitrij Ivanovic Nechljudov, il nobile che ha sedotto la giovane Katjusa provocandone la rovina e che si pente, cercando invano di salvarla dalla deportazione in Siberia. Tale personaggio, in parte autobiografico, appare, nella sua struttura di fondo, come il tipico eroe concepito da Tolstoj dopo la crisi dell’Ottanta, teso a perseguire un fine che si rivela utopico. I Taviani, nel loro primo sceneggiato televisivo, privile-giano la storia d’amore tra Dmitrij (Giulio Scarpati) e Katjusa (Stefania Rocca), per certi versi a scapito della rappresentazione critica della realta che nel romanzo, come nota Bachtin,e «accompagnata о intercalata anche da dimostrazioni immediate della tesi, sotto forma di ragionamenti astratti о di predicazioni, oppure a volte da tentativi di rappresentare Tideale utopico»[17]
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