Литмир - Электронная Библиотека
A
A

In conferenza stampa gli ufficiali dei ROS dichiararono che l'arresto era avvenuto individuando la vivandiera che acquistava il pesce preferito da Di Lauro, la pezzogna. Il racconto sembrava sin troppo adatto a sgretolare l'immagine di un boss potentissimo, capace di muovere centinaia di sentinelle ma che infine si era fatto beccare per un peccato di gola. Neanche per un attimo a Secondigliano sembrò credibile la traccia dell'inseguimento della pezzogna. Molti indicavano piuttosto il SISDE come unico responsabile dell'arresto. Il SISDE era intervenuto, lo confermavano anche le forze dell'ordine, ma della sua presenza a Secondigliano era difficile, difficilissimo intuirne la presenza. La traccia di qualcosa che si avvicinasse molto all'ipotesi che seguivano molti cronisti, ossia che il SISDE avesse messo a stipendio diverse persone della zona in cambio di informazioni o di non-interferenza, l'avevo trovata in alcuni spezzoni di chiacchiere da bar. Uomini che prendendo il caffè o cappuccino con cornetto, pronunciavano frasi tipo:

"Visto che tu prendi i soldi da James Bond…" !

Mi capitò due volte, in quei giorni, di sentir nominare in modo furtivo o allusivo 007, un fatto troppo piccolo e risibile per trarne qualsiasi cosa, al tempo stesso troppo anomalo per passare inosservato.

La strategia dei servizi segreti nell'arresto di Di Lauro potrebbe essere stata quella di individuare i responsabili tecnici delle vedette, assoldarli così da poter far dislocare tutti i pali e le sentinelle in altre zone impedendo di dare allarme e far fuggire il boss. La famiglia di Edoardo La Monica smentisce ogni suo possibile coinvolgimento, affermando che il ragazzo non aveva mai fatto parte del Sistema, che aveva paura dei clan e dei loro affari. Forse ha pagato al posto di qualcun altro della sua famiglia, ma la chirurgica tortura sembra essere stata commissionata per venire ricevuta e non spedita attraverso il suo corpo a qualcun altro.

Un giorno vidi un gruppetto di persone non lontano da dove era stato ritrovato il corpo di Edoardo La Monica. Un ragazzo cominciò a indicare il proprio anulare e poi toccandosi la testa muoveva le labbra, senza emettere suono. Mi venne in mente subito, come un cerino acceso davanti alle palpebre, il gesto di Vincenzo Di Lauro nell'aula di tribunale, quel gesto strano, insolito, quel chieder come prima cosa, dopo anni che non vedeva il padre, dell'anello. L'anello, in napoletano "aniello". Un messaggio per indicare Aniello e l'anulare come fede. Quindi la fedeltà tradita, come se stesse segnalando il ceppo familiare del tradimento. Da dove era arrivata la responsabilità dell'arresto. Chi aveva parlato.

Aniello La Monica era il patriarca della famiglia, per anni nel quartiere hanno chiamato i La Monica gli "anielli" come i Gionta di Torre Annunziata venivano chiamati i "valentini" dal boss Valentino Gionta. Aniello La Monica, secondo le dichiarazioni del pentito Ruocco e di Luigi Giuliano, era stato fatto fuori proprio dal suo figlioccio Paolo Di Lauro. Certo è che gli uomini dei La Monica sono tutti nelle file dei Di Lauro. Ma questa atroce morte potrebbe essere la punizione per la vendetta di quella morte di vent'anni prima, una vendetta servita fredda, gelida, con una delazione più violenta di una raffica di colpi. Una memoria lunga, lunghissima. Una memoria che sembra condivisa dai clan che a Secondigliano si sono succeduti ai vertici del potere e dal quartiere stesso su cui regnano. Ma che resta fondata su voci, ipotesi e sospetti capaci forse di produrre effetti come un arresto clamoroso o un corpo martoriato, però mai depositarsi in verità. Una verità che dev'essere sempre ostinatamente interpretata, come un geroglifico che, ti insegnano, è meglio non decifrare.

Secondigliano era tornata a vivere nei suoi meccanismi economici di sempre. Gli Spagnoli e i Di Lauro avevano tutti i dirigenti in galera. Nuovi capizona stavano emergendo, nuovi dirigenti ragazzini iniziavano a muovere i primi passi nelle sfere del comando. La parola faida nel corso dei mesi è scomparsa e si è iniziato a definirla "Vietnam".

"Quello., ha fatto il Vietnam… quindi mo deve stare tranquillo."

"Dopo il Vietnam qua tutti hanno paura…"

"Il Vietnam è finito o no?"

Sono frammenti di frasi pronunciate ai cellulari dalle nuove leve del clan. Telefonate intercettate dai carabinieri per giungere all'arresto di Salvatore Di Lauro l'8 febbraio 2006, il diciottenne figlio del boss che aveva iniziato a coordinare un piccolo esercito di ragazzini per lo spaccio. Gli Spagnoli hanno perso la battaglia, ma pare abbiano raggiunto il loro obiettivo di rendersi autonomi, con un cartello proprio ed egemone comandato da giovanissimi. I carabinieri hanno intercettato un SMS che una ragazzina ha mandato a un capo-piazza giovanissimo arrestato durante il periodo della faida e tornato a spacciare appena uscito di galera: "Auguri per il lavoro e il ritorno nel rione, mi emoziona la tua vittoria, congratulazioni!".

La vittoria era quella militare, le congratulazioni per averla combattuta dalla parte giusta. I Di Lauro sono in galera, ma hanno salvato pelle e business, almeno quello familiare.

La situazione si calmò d'improvviso dopo le trattative tra i clan e dopo gli arresti. Giravo per una Secondigliano sfiancata, calpestata da troppe persone, fotografata, ripresa, abusata. Affaticata da tutto. Riuscivo a fermarmi davanti ai murales di Felice Pignataro, davanti ai volti del sole, ai teschi ibridati coi pagliacci. Murales che regalavano al cemento armato un marchio di leggera e inaspettata bellezza. D'improvviso esplosero in cielo dei fuochi d'artificio, e i rumori ossessivi dei tric-trac non terminavano mai. Le troupe giornalistiche che stavano smantellando le loro postazioni dopo l'arresto del boss, si catapultarono a vedere cosa fosse. L'ultimo servizio prezioso, due intere palazzine erano in festa. Accesero i microfoni, i fari illuminavano le facce, telefonarono ai capiservizio per annunciare un servizio sui festeggiamenti degli Spagnoli per l'arresto di Paolo Di Lauro. Mi avvicinai per chiedere cosa fosse, un ragazzo mi rispose contento per la mia domanda: "È per Peppino, è uscito dal coma". Peppino stava andando a lavorare un anno prima quando la sua Ape, il treruote che lo portava al mercato, aveva iniziato a sbandare e si era capovolta. Le strade napoletane sono idrosolubili, dopo due ore di pioggia il basalto inizia a galleggiare e il catrame si scioglie come fosse impastato con la salsedine. L'Ape si era ribaltata e Peppino aveva avuto un gravissimo trauma cranico. Per recuperarlo dalla scarpata dove era finita l'Ape avevano usato un trattore fatto venire dalla campagna. Dopo un anno di coma si era svegliato e dopo qualche mese l'ospedale gli aveva dato il permesso di tornare a casa. Il quartiere festeggiava il suo ritorno. Appena sceso dall'auto, mentre ancora lo sistemavano in carrozzella avevano fatto partire i primi fuochi d'artificio. I bambini si facevano fare le fotografie mentre gli accarezzavano la testa completamente rasata. La madre di Peppino lo proteggeva da carezze e baci troppo violenti per le sue forze stremate. Gli inviati che erano sul posto ritelefonarono alle redazioni, bloccarono tutto, la serenata calibro 38 che volevano riprendere era svanita in una festa per un ragazzino uscito dal coma. Tornarono indietro per andare agli alberghi, io proseguii. Mi infilai a casa di Peppino, come un felice imboscato a una festa troppo allegra per mancare. Per tutta la notte brindai alla salute di Peppino con tutte le persone del palazzo. Sparsi sui gradini delle scale, tra pianerottoli e porte aperte senza comprendere di chi fossero le case aperte e piene d'ogni cosa sui tavoli. Completamente zuppo di vino mi misi a fare la staffetta con la Vespa tra un bar ancora aperto e casa di Peppino rifornendo tutti di bottiglie di rosso e Coca Cola. Quella notte Secondigliano era silenziosa e stremata. Senza giornalisti ed elicotteri. Senza vedette e pali. Un silenzio che faceva venire voglia di dormire, come di pomeriggio sulla sabbia con le braccia intrecciate sotto la nuca non pensando più a niente.

34
{"b":"173653","o":1}