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Il camion di Pasquale attraversava le strade statali che annodano il territorio nord di Napoli. Capannoni, depositi, luoghi dove raccogliere detriti, e roba sparsa, arrugginita, gettata ovunque. Non ci sono agglomerati industriali. C'è puzza di ciminiere ma mancano le fabbriche. Le case si seminano lungo le strade, e le piazze si fanno intorno a un bar. Un deserto confuso, complicato. Pasquale aveva capito che non lo stavo ascoltando così frenò di botto. Senza accostare, giusto per farmi dare una frustata con la schiena e scuotermi. Poi mi fissò e disse: "A Secondigliano le cose stanno per andare male… "'a vicchiarella" è in Spagna, con i soldi di tutti. Devi smettere di girare da queste parti, sento la tensione ovunque. Pure il catrame mo si stacca da terra per andare via di qua…".

Avevo deciso di seguire quello che stava per accadere a Secondigliano. Più Pasquale segnalava la pericolosità della situazione, più mi convincevo che non era possibile non tentare di comprendere gli elementi del disastro. E comprendere significava almeno farne parte. Non c'è scelta, e non credo vi fosse altro modo per capire le cose. La neutralità e la distanza oggettiva sono luoghi che non sono mai riuscito a trovare. Raffaele Amato '"a vicchiarella", il responsabile delle piazze spagnole, un dirigente del secondo livello del clan, era fuggito a Barcellona con i soldi della cassa dei Di Lauro. Questo si diceva. In realtà non aveva versato la sua quota al clan mostrando in tal modo di non avere più alcun tipo di sudditanza con chi lo voleva mettere a stipendio. Aveva ufficializzato la scissione. Per ora trattava solo in Spagna, territorio da sempre egemonizzato dai clan. In Andalusia i Casalesi del casertano, sulle isole i Nuvoletta di Marano, e a Barcellona gli "scissionisti". Questo il nome che qualcuno comincia a dare agli uomini dei Di Lauro che si sono allontanati. I primi cronisti che seguono la cosa. I cronisti di nera. Per tutti a Secondigliano sono invece gli Spagnoli. Così chiamati proprio perché in Spagna hanno il loro leader e hanno iniziato a controllare non solo le piazze ma anche i traffici; siccome Madrid è uno degli snodi fondamentali per il traffico di cocaina proveniente dalla Colombia e dal Perù. Gli uomini legati ad Amato per anni, secondo le indagini, avevano fatto circolare quintali di droga attraverso uno stratagemma geniale. Usavano i camion della spazzatura. Sopra rifiuti, e sotto droga. Un metodo infallibile per evitare controlli. Nessuno fermerebbe un camion della spazzatura di notte mentre carica e scarica immondizia e al contempo trasporta quintali di droga.

Cosimo Di Lauro aveva intuito — secondo quanto emerge dalle indagini — che i dirigenti stavano versando nella cassa del clan sempre meno capitale. Le puntate erano state fatte con capitale dei Di Lauro, ma una grossa parte del profitto che doveva essere ripartito era stato trattenuto. Le puntate sono gli investimenti che ogni dirigente fa nell'acquisto di una partita di droga con capitale dei Di Lauro. Puntata. Il nome deriva dall'economia irregolare e iperliberista della coca e delle pasticche per cui non c'è elemento di certezza e calibro. Si punta, anche in questo caso, come su una roulette. Se punti centomila euro e le cose ti vanno bene, in quattordici giorni divengono trecentomila. Quando mi imbatto in questi dati di accelerazione economica, ricordo sempre quando Giovanni Falcone trovandosi in una scuola fece un esempio finito poi su centinaia di quaderni di scolari: "Per capire che la droga è un'economia florida, pensate che mille lire investite il 1° settembre nella droga diventano cento milioni il 1° agosto dell'anno successivo".

Le cifre che i dirigenti versavano nelle casse dei Di Lauro continuavano a essere astronomiche, ma progressivamente minori. Sul lungo periodo una prassi del genere avrebbe rafforzato alcuni a scapito di altri e lentamente, appena il gruppo ne avrebbe avuto la forza organizzativa e militare, avrebbe dato una spallata a Paolo Di Lauro. La spallata finale, quella che non conosce rimedio. Quella che avviene col piombo e non con la concorrenza. Così Cosimo ordina di mettere tutti a stipendio. Li vuole tutti strettamente alle sue dipendenze. Una scelta in controtendenza con le decisioni che sino ad allora aveva preso suo padre, ma necessaria per proteggere i propri affari, la propria autorità, la propria famiglia. Non più imprenditori consorziati, liberi di decidere le quantità di danaro da investire, le qualità e i tipi di droghe da immettere nel mercato. Non più liberi livelli autonomi all'interno di una impresa multilevel, ma dipendenti. Messi a stipendio. Cinquantamila euro al mese, qualcuno dice. Una cifra enorme. Ma pur sempre uno stipendio. Pur sempre un ruolo di sottoposto. Pur sempre la fine del sogno imprenditoriale a scapito di un lavoro da dirigente. E poi la rivoluzione amministrativa non terminava qui. I pentiti raccontano che Cosimo aveva imposto una trasformazione generazionale. I dirigenti non dovevano avere più di trent'anni. Ringiovanire, subito, nell'immediato i vertici. Il mercato non permette concessioni a plusvalori umani. Non concede nulla. Devi vincere, commerciare. Ogni vincolo, fosse affetto, legge, diritto, amore, emozione, religione, ogni vincolo è una concessione alla concorrenza, un inciampo per la sconfitta. Tutto può esserci, ma solo dopo la priorità della vittoria economica, dopo la certezza del dominio. Per una sorta di residuo rispetto, i vecchi boss venivano ascoltati anche quando proponevano idee vetuste, ordini inefficaci e le loro decisioni erano prese spesso in considerazione esclusivamente in nome della loro età. E soprattutto l'età poteva mettere a repentaglio la leadership dei figli di Paolo Di Lauro.

Ora invece erano tutti sullo stesso piano: nessuno può fare appello a passati mitici, esperienze pregresse, rispetto dovuto. Tutti devono confrontarsi con la qualità delle proprie proposte, la capacità di gestione, la forza del proprio carisma. Quando i gruppi di fuoco secondiglianesi iniziarono a mostrare la propria forza militare, la scissione non era ancora avvenuta. Stava maturando. Uno dei primi obiettivi fu Ferdinando Bizzarro, "bacchetella" o anche "zio Fester" come il personaggio calvo, basso e viscido della Famiglia Addams. Bizzarro era il ras di Melito. Ras è espressione che intende definire chi possiede un'autorità forte ma non totale, pur sempre sottoposta al boss, alla massima carica. Bizzarro aveva smesso di essere un diligente capozona dei Di Lauro. Il danaro voleva gestirlo da solo. E anche le decisioni cardine, non solo quelle amministrative, voleva prenderle lui. La sua non era una rivolta classica, voleva soltanto promuoversi come interlocutore nuovo, autonomo. Ma si era autopromosso. I clan a Melito sono feroci. Territorio di fabbriche in nero, di produzione di scarpe di altissima qualità per i negozi di mezzo mondo. Queste fabbriche sono fondamentali per la liquidità da prestare a usura. Il proprietario di una fabbrica in nero appoggia quasi sempre il politico, o il capozona del clan che farà eleggere il politico, che gli farà ottenere meno controlli sulla sua attività. I clan camorristici secondiglianesi non sono mai stati schiavi dei politici, non hanno mai avuto piacere nello stabilire patti programmatici, ma da queste parti è fondamentale avere amici.

E proprio colui che era stato riferimento di Bizzarro nelle istituzioni divenne il suo angelo della morte. Per ammazzare Bizzarro il clan aveva chiesto l'aiuto di un politico: Alfredo Cicala. A dare precise indicazioni su dove poter rintracciare Bizzarro, secondo le indagini della DDA di Napoli, fu proprio Cicala, l'ex sindaco di Melito, nonché ex dirigente locale del partito della Margherita. A leggere le intercettazioni non sembra si stia organizzando un omicidio, ma semplicemente avvicendando dei capi. Non c'è differenza. Gli affari devono andare avanti, la decisione di Bizzarro di rendersi autonomo rischiava di ingolfare il business. Bisogna farlo con ogni mezzo, con ogni potenza. Quando muore la madre di Bizzarro, gli affiliati di Di Lauro pensano di andare al funerale e sparare, sparare su tutto e tutti. Fare fuori lui, il figlio, i cugini. Tutti. Erano pronti. Ma Bizzarro e suo figlio non si fecero vedere al funerale. L'organizzazione dell'agguato però continua. Capillare al punto che il clan comunica con un fax ai propri affiliati cosa sta accadendo e le cose da fare:

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