Alison McGovern sorrideva. Gli elastici dell’apparecchio erano rossi, non azzurri.
«Puoi onestamente dichiarare di non averla rapita, né violentata o uccisa?»
«Ero a San Francisco. E non farei mai una schifezza del genere.»
«È quello che pensavo, amico. Vuoi venire con noi a cercarla?
«Io?»
«Tu. Questa mattina sono arrivati i ragazzi dell’unità cinofila… finora niente.» Sospirò. «Diamine, Mike. Spero proprio che sia a Twin Cities con qualche amico a fumarsi le canne.»
«Ti sembra probabile?»
«È possibile. Vuoi unirti alla squadra di ricerca?»
Shadow si ricordò di aver visto la ragazzina da Hennings Farm and Home Supplies, il bagliore di un sorriso timido con l’apparecchio dagli elastici azzurri, e di aver pensato a come sarebbe diventata bella, un giorno. «Vengo.»
Nell’atrio della caserma dei pompieri erano in più di venti tra uomini e donne. Shadow riconobbe Hinzelmann e parecchie altre facce ormai familiari. C’erano agenti di polizia e qualcuno con l’uniforme marrone dell’ufficio dello sceriffo.
Chad Mulligan spiegò cosa indossava Alison quando era stata vista l’ultima volta (tuta da sci rossa, guanti verdi, berretto di lana blu sotto il cappuccio della giacca) e divise i volontari in gruppi di tre persone. Shadow, Hinzelmann e un certo Brogan si ritrovarono insieme. Il capo della polizia ricordò a tutti che le giornate erano brevi e che se, Dio non voglia, avessero trovato il corpo di Alison, andava da sé che non dovevano toccare niente ma chiedere aiuto via radio, e che se era viva dovevano tenerla al caldo fino all’arrivo dei soccorsi.
Vennero accompagnati in macchina sulla County W.
Hinzelmann, Brogan e Shadow si avviarono lungo l’argine di un torrente gelato. Ogni gruppo era stato dotato di una piccola ricetrasmittente.
Sotto la cappa di nuvole basse il mondo era completamente grigio. Nelle ultime trentasei ore non aveva nevicato e sulla neve ghiacciata e scintillante le impronte erano ben visibili.
Con i baffetti sottili e le tempie canute Brogan sembrava un colonnello in pensione. Disse a Shadow di essere stato il preside del liceo. «Ma diventavo vecchio. Adesso insegno ancora qualcosina, mi occupo della recita scolastica — che è l’avvenimento più importante dell’anno — vado a caccia e ho una casupola sul lago Pike dove passo molto tempo.» Quando partirono aggiunse: «Da una parte spero di trovarla. Dall’altra sarei più contento se la trovasse qualcun altro. Capisce cosa voglio dire?».
Shadow lo capiva perfettamente.
I tre uomini non parlarono molto. Camminarono cercando una tuta rossa, o un paio di guanti verdi, o un berretto blu o un corpo bianco. Ogni tanto Brogan, che aveva la ricetrasmittente, si teneva in contatto con Chad Mulligan.
All’ora di pranzo si unirono agli altri su un pulmino scolastico requisito per l’occasione e mangiarono hot dog e brodo caldo. Qualcuno indicò un buteo su un albero spoglio e qualcun altro disse che sembrava un falco, ma siccome volò via la discussione non ebbe seguito.
Hinzelmann raccontò la storia della tromba di suo nonno che un giorno aveva provato a suonarla durante una gelata, ma davanti al fienile dov’era andato a esercitarsi faceva così freddo che non uscì nemmeno una nota.
«Tornato in casa appoggiò lo strumento vicino alla stufa a legna. Ebbene, mentre tutta la famiglia dormiva, di colpo le note congelate cominciarono a uscire dalla tromba. Mia nonna si è spaventata a morte.»
Il pomeriggio trascorse interminabile, infruttuoso e deprimente. La luce sbiadì piano piano: le distanze si ridussero e il mondo diventò color indaco mentre il vento soffiava così freddo da bruciare la faccia. Quando fu troppo buio per proseguire le ricerche, Mulligan ordinò via radio di rientrare e i gruppi furono riaccompagnati alla caserma dei pompieri.
Poco lontano c’era Buck Stops Here, la taverna dove si ritrovarono quasi tutti. Sfiniti e demoralizzati, non facevano che ripetere com’era freddo e che molto probabilmente Alison sarebbe ricomparsa tra un paio di giorni ignara dei dispiaceri che aveva causato a tutti.
«Non deve pensare male della nostra città per questo» disse Brogan. «È una città tranquilla.»
«Lakeside» aggiunse una donna ben curata di cui Shadow aveva dimenticato il nome, ammesso che le fosse stata presentata, «è la migliore cittadina dei North Woods. Sa quanti disoccupati abbiamo?»
«No.»
«Meno di venti. Su più di cinquemila abitanti compresi i dintorni. Non saremo ricchi ma tutti hanno un impiego. Non come le città minerarie del Nordest che adesso sono state quasi tutte abbandonate. E ci sono le cittadine agricole strozzate dalla caduta del prezzo del latte, o da quello dei maiali. Sa qual è la principale causa non naturale di morte tra i coltivatori del Midwest?»
«Il suicidio?» arrischiò Shadow.
La donna lo guardò con aria delusa. «Sì. È esatto. Si tolgono la vita.» Scosse la testa. «Poi ci sono anche troppe cittadine che vivono solo su quelli che vengono a caccia o sui villeggianti, si limitano a spennarli e a rispedirli a casa pieni di trofei e di punture di insetti. E quelle industriali dove tutto fila liscio come l’olio fino a quando Wal-Mart non sposta i suoi centri di distribuzione o la 3M smette di produrre cd o quello che è, e all’improvviso una barca di gente non sa più come pagare il mutuo della casa. Scusi, non ho capito il suo nome.»
«Ainsel» disse Shadow. «Mike Ainsel.» La birra che stava bevendo era di produzione locale, fatta con acqua sorgiva. Era buona.
«Sono Callie Knopf» si presentò la donna. «La sorella di Dolly.» Aveva le guance ancora arrossate dal freddo. «Quello che voglio dire è che Lakeside è fortunata. Abbiamo un po’ di tutto: agricoltura, industria leggera, turismo, artigianato. Buone scuole.»
Shadow la guardava sconcertato. In fondo alle sue parole risuonava il vuoto, era come ascoltare un venditore, un buon venditore che crede nel suo prodotto ma il cui problema in fondo è rifilarti tutte le spazzole o l’enciclopedia completa. Forse la donna glielo lesse in faccia, perché disse: «Mi scusi. Quando si ama qualcosa non si smetterebbe mai di parlarne. Lei di che cosa si occupa, signor Ainsel?».
«Mio zio commercia in antichità. Mi chiama quando ha bisogno di spostare qualche oggetto pesante. È un buon lavoro, ma saltuario.» Un gatto nero che era la mascotte del locale si strusciò contro le gambe di Shadow e gli sfregò il muso contro uno stivale. Poi saltò sulla panca e gli si addormentò vicino.
«Quanto meno può viaggiare» disse Brogan. «Si occupa di nient’altro?»
«Ha in tasca otto monete da venticinque centesimi?» chiese Shadow. Brogan rovistò tra gli spiccioli e ne trovò cinque, che gli allungò. Callie Knopf fornì le altre tre.
Shadow le sistemò in due file di quattro, poi, senza alcuna incertezza, eseguì il Trucco Attraverso il Tavolo, dando l’illusione di far cadere metà delle monete proprio nel legno mentre in realtà le passava dalla mano sinistra alla destra.
Poi prese tutte le monete nella destra, afferrò con la sinistra un bicchiere vuoto, lo coprì con un tovagliolo e fece sparire a uno a uno dalla mano i quarti di dollaro per farli ricomparire nel bicchiere con un sonoro clic. Infine aprì la mano destra per mostrare che era vuota e levò il tovagliolo in modo che tutti potessero ammirare le monete dentro il bicchiere.
Le restituì — tre a Callie, cinque a Brogan — poi ne riprese una dalla mano di Brogan, lasciandogliene quattro, vi soffiò sopra e la trasformò in un penny che diede all’ex preside. Quando Brogan contò le monete che gli erano rimaste fu stupito di trovarne ancora cinque da venticinque centesimi.
«Ma sei un Houdini» chiocciò Hinzelmann. «Proprio Harry Houdini!»
«Solo un dilettante. Devo fare ancora molta strada.» Però provava una certa fierezza. Per Shadow era il suo primo pubblico adulto.
Tornando a casa si fermò in un negozio di alimentari a comperare un cartone di latte. La ragazza con i capelli fulvi alla cassa aveva un’aria familiare e gli occhi rossi di pianto. Era tutta lentiggini.