Tutte le ore di metà pomeriggio di aprile erano già state vendute e registrate sul quaderno di Hinzelmann. Shadow acquistò sei biglietti, trenta minuti per il mattino del 23 marzo, dalle nove alle nove e mezzo. Pagò i trenta dollari.
«Vorrei che fossero tutti facili da convincere come te» disse Hinzelmann.
«È un modo per ringraziarla del passaggio che mi ha dato la sera del mio arrivo.»
«No, Mike» disse l’altro. «Questi soldi sono per i bambini.» Per un momento ebbe un’aria seria, senza traccia dell’abituale espressione da diavoletto. «Se vieni nel pomeriggio puoi darci una mano a spingere la bagnarola.»
Consegnò a Shadow sei cartoncini blu con la data scritta nella sua calligrafia antiquata, poi trascrisse dettagliatamente gli orari nel quaderno.
«Hinzelmann» disse Shadow, «ha mai sentito parlare delle pietre aquiline?»
«Su a nord di Rhinelander? No, quello è un fiume, Eagle River. No, non mi pare di averle mai sentite.»
«E degli uccelli del tuono?»
«Be’, c’era la Thunderbird Framing Gallery sulla Quinta Strada, ma ha chiuso. Non sono di molto aiuto, vero?»
«No.»
«Senti, perché non vai a dare un’occhiata in biblioteca? Sono brave persone, anche se magari questa settimana saranno un po’ distratti dalla svendita di libri. Ti ho fatto vedere dov’è, no?»
Shadow annuì e si congedò. Avrebbe dovuto arrivarci da solo all’idea della biblioteca. Salì sulla 4-Runner rossa e imboccò la Main Street diretto a sud, costeggiando il lago fino alla sua punta più meridionale, per raggiungere l’edificio a forma di castello che ospitava la biblioteca comunale. Entrò. Un cartello indicava il seminterrato: VENDITA DI LIBRI, recitava. La biblioteca vera e propria si trovava al pianterreno e Shadow batté gli stivali a terra per scrollare via la neve.
Una donna torva con un rossetto cremisi gli chiese bruscamente che cosa volesse.
«Credo di aver bisogno della tessera per consultare i libri. Cerco notizie sugli uccelli del tuono.»
Tradizioni religiose e miti dei nativi americani occupavano un solo scaffale in una delle torri. Shadow prese alcuni volumi e sedette vicino alla finestra. Nel giro di pochi minuti aveva scoperto che gli uccelli del tuono erano gigantesche creature mitologiche che vivevano sulle vette delle montagne, scatenavano i fulmini e provocavano i tuoni battendo le ali. Lesse che secondo il credo di alcune tribù gli uccelli del tuono avevano creato il mondo. Mezz’ora di lettura non fruttò tuttavia ulteriori informazioni e Shadow non riuscì a trovare le pietre aquiline nemmeno nell’indice generale per argomenti.
Stava riponendo l’ultimo volume sullo scaffale quando si accorse di essere fissato. Un esserino lo spiava tutto serio da dietro i pesanti scaffali. Quando si voltò la faccina era scomparsa. Voltò la schiena al bambino, poi gettò un’occhiata intorno e capì di essere osservato di nuovo.
In tasca aveva il dollaro con la testa della Statua della Libertà. Lo prese tra le dita della mano destra alzandolo in modo che il bambino lo vedesse bene. Lo fece scomparire nella sinistra, mostrò entrambe le mani vuote, portò la sinistra alla bocca e tossì facendo cadere la moneta dalla sinistra alla destra.
Il bambino sgranò gli occhi e sgambettò via per tornare pochi istanti dopo con una poco sorridente Marguerite Olsen. La donna guardò Shadow con aria sospettosa e disse: «Buongiorno, signor Ainsel. Leon mi ha detto che gli ha fatto delle magie».
«Solo un giochetto di prestigio, signora. A proposito, non l’ho mai ringraziata per i suoi consigli su come riscaldare l’appartamento. Adesso è caldo come una cuccia.»
«Bene.» Il gelo dell’espressione della donna non dava segno di volersi sciogliere.
«È una bella biblioteca.»
«È un edificio stupendo. Però la città avrebbe bisogno di qualcosa di meno bello e più efficiente. Va a dare un’occhiata ai libri al piano di sotto?»
«Non era nei miei programmi.»
«Invece dovrebbe. È per una buona causa.»
«Allora ci andrò senz’altro.»
«Torni all’ingresso e prenda le scale. Piacere di averla rivista, signor Ainsel.»
«Mi chiami Mike» disse lui.
Lei non rispose, limitandosi a prendere Leon per mano e ad accompagnarlo nel reparto bambini.
«Ma mamma» sentì che le diceva, «non era un gioco di prestigio. No. Ho visto la moneta sparire e poi cadere dal suo naso. L’ho vista con i miei occhi.»
C’era un ritratto a olio di Abraham Lincoln che lo fissava dal muro, quando Shadow imboccò la scala di marmo e quercia che conduceva al seminterrato. Oltrepassò una porta entrando in una grande sala piena di tavoli carichi di libri d’ogni genere mescolati alla rinfusa: edizioni tascabili e rilegate, narrativa e saggistica, periodici ed enciclopedie ammucchiati senza ordine sui tavoli, di costa o di piatto.
Shadow arrivò fino a un tavolo in fondo coperto di vecchi libri rilegati in pelle con un numero di catalogo scritto in bianco sulla costa. «Lei è il primo che si avvicina a quest’angolo» gli disse l’uomo seduto accanto alla pila di scatole vuote e sacchetti e a una cassettina di metallo aperta. «La gente compera i gialli, i libri per bambini e i romanzi Harlequin. Jenny Kerton, Danielle Steel, quel genere lì.» Lui stava leggendo L’assassinio di Roger Ackroyd, di Agatha Christie. «Costano cinquanta centesimi l’uno, tre per un dollaro.»
Shadow lo ringraziò e continuò a curiosare. Trovò una copia delle Storie di Erodoto con una rilegatura di pelle marrone screpolata. Gli fece tornare in mente il libro che aveva lasciato in prigione. C’era un volume intitolato Perplexing Parlour Illusions, che forse conteneva qualche giochetto con le monete. Li portò entrambi dall’uomo con la cassettina.
«Ne scelga un altro, il prezzo è lo stesso. Oltretutto ci fa un favore, se prende un libro in più. Abbiamo bisogno di spazio sugli scaffali.»
Shadow tornò al tavolo con i volumi rilegati in pelle, deciso a prendersi quello con l’aria meno accattivante, e si trovò incerto tra Common Diseases of the Urinary Tract with Illustrations by a Medical Doctor e Minutes of the Lakeside City Council 1872-1884. Dopo aver dato un’occhiata alle illustrazioni nel testo di medicina pensò che in città c’era sicuramente un adolescente che poteva usarle per scandalizzare gli amici. Portò Minutes all’uomo vicino alla porta che incassò il dollaro e infilò i tre volumi in un sacchetto di carta del negozio di alimentari.
Shadow uscì dalla biblioteca. Tornando a casa si godeva una bella vista del lago. Oltre il ponte si vedeva perfino casa Pilsen, una specie di casa di bambola. E vicino al ponte c’era qualcuno sul ghiaccio, quattro o cinque uomini che spingevano sulla distesa bianca un’automobile color verde scuro.
«Ventitré marzo» disse sottovoce Shadow al lago. «Dalle nove alle nove e mezzo del mattino.» Si chiese se il lago o la bagnorola potessero sentirlo… e, in caso affermativo, se gli avrebbero prestato ascolto. Ne dubitava.
Il vento gli pungeva naso e guance.
Chad Mulligan lo stava aspettando sotto casa. A Shadow cominciò a battere forte il cuore, quando vide la macchina della polizia, ma notando che Mulligan, seduto davanti, stava riempiendo dei moduli, si rilassò.
Si avvicinò con il suo sacchetto di libri.
Il poliziotto abbassò il finestrino. «Sei stato alla svendita della biblioteca?»
«Sì.»
«Due o tre anni fa ho comprato un’intera cassa di romanzi di Robert Ludlum. Devo ancora cominciarli. Mia cugina dice che sono fantastici. Forse se finissi su un’isola deserta con la mia cassa di libri potrei riguadagnare il tempo perduto.»
«Posso fare qualcosa per te, capo?»
«Niente di niente. Sono passato a vedere come ti eri sistemato. Ti ricordi quel detto cinese secondo cui quando salvi la vita di un uomo poi ne diventi responsabile? Ecco, non dico di averti proprio salvato la vita, la settimana scorsa, però mi sembrava giusto lo stesso venire a dare un’occhiata. Come si comporta la Gunthermobile rossa?»