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— Questa mattina ho ucciso una gallinella — disse, quando il vecchio restò in silenzio per un attimo, occupato a scaldare un asciugamano per lui davanti al fuoco guizzante. — Ha parlato in questa lingua. Qualche parola di… della Legge. Questo significa che c'è qualcuno qui attorno che insegna a parlare alle bestie e ai volatili? — Non era del tutto tranquillo, anche uscendo dal bagno caldo, non abbastanza per pronunciare il nome del Nemico; era un ricordo lasciatogli dalla Casa della Paura.

Come risposta il vecchio si limitò a porre un'altra domanda, per la prima volta. — L'hai mangiata la gallinella?

— No — disse Falk asciugandosi davanti al fuoco, che illuminava la sua pelle con il colore del bronzo fuso. — Non dopo che l'ho sentita parlare. Ho sparato ai conigli, invece.

— Uccidere e non mangiare? Vergognoso, vergognoso — schiamazzò il vecchio, poi lanciò un grido come un gallo selvatico. — Non hai rispetto per la vita. Devi capire bene quello che dice la Legge. Dice che non devi uccidere se non sei costretto a uccidere. E il meno possibile anche in quel caso. Ricordati questo a Es Toch. Sei asciutto? Ricopri la tua nudità, Adamo del Canone di Yaweh. Qui, avvolgiti in questo, non è stoffa raffinata come quella dei tuoi vestiti, solo pelle di daino conciata nel piscio, ma almeno è pulita.

— Come sai che vado a Es Toch? — chiese Falk avvolgendosi nella pelle morbida, come fosse una toga.

— Perché tu non sei umano — disse il vecchio. — E ricordati, io sono il Ricettivo. Che io lo voglia o no, conosco la bussola che c'è nella tua mente, per strana che essa sia. Nord e sud sono pallidi; molto lontano, a est, c'è un chiarore perduto; a ovest c'è il buio, buio profondo. Io conosco quel tipo di oscurità. Ascolta. Ascolta me, perché io non voglio ascoltare te, caro ospite pasticcione. Se avessi voluto ascoltare i discorsi degli uomini non vivrei qui, come un cinghiale in mezzo ai cinghiali. Ho questo da dirti prima di andare a dormire. Ascolta bene: gli Shing non sono poi molti. Questa è una grande informazione, che porta saggezza, un grande ammonimento. Ricordatelo quando camminerai nella tremenda oscurità delle grandi luci di Es Toch. Qualche frammento di informazioni strane può sempre venir buono. Adesso dimentica l'est e l'ovest e va a dormire. Tu prenditi il letto. Anche se, da buon Thurro-dowista, sono contrario al lusso ostentato, io apprezzo moltissimo i piaceri più semplici dell'esistenza, come un letto per dormire. Almeno ogni tanto. E anche la compagnia di un'altra persona, una volta all'anno o quasi. Anche se non ne sento la mancanza quanto te. Solo non significa abbandonato… — E mentre si preparava una specie di pagliericcio sul pavimento, citò una strofa affettuosa del Nuovo Canone del suo Credo: — Non sono più solitario del ruscello del mulino, o di un gallo segna-tempo, o della stella polare, o del vento del sud, o del temporale di aprile, del disgelo di gennaio, del primo ragno in una casa nuova… Non sono più solo dell'anatra nello stagno, che ride tanto forte, e nemmeno più solo dello stesso stagno di Walden…

Poi disse: — Buona notte! — e non parlò più. Falk dormì quella notte un sonno pesante e lunghissimo, per la prima volta da quando il viaggio era iniziato.

Si fermò altri due giorni e due notti nella capanna in riva al fiume, perché il padrone di casa la rendeva molto accogliente, e lasciare il piccolo rifugio al caldo e in compagnia gli pareva terribilmente duro. Il vecchio lo ascoltava di rado, e mai gli fece domande, ma qua e là nei suoi discorsi incessanti balenavano fatti e accenni che poi trascurava di completare. Conosceva la strada verso l'ovest, e ciò che vi si incontrava? Falk non riuscì a saperlo. Doveva conoscerla, almeno fino a Es Toch; forse anche oltre? Cosa c'era oltre Es Toch? Falk non ne aveva idea, a parte il fatto che, prima o poi, si arrivava al Mare Occidentale, e poi oltre quello al Grande Continente, e infine di nuovo in cerchio, al Mare Orientale e alla Foresta. Che il mondo fosse una sfera gli uomini lo sapevano, ma non esistevano più carte geografiche sicure. Falk aveva una mezza idea che il vecchio sarebbe stato capace di disegnarne una; ma da dove gli era venuta quell'idea, egli stesso non lo sapeva bene, perché l'ospite non gli parlò mai apertamente di quel che aveva fatto o visto fuori dei limiti della piccola radura in riva del fiume.

— Stai attento alle gallinelle, giù per il fiume — disse il vecchio (a proposito di nulla), mentre facevano colazione la mattina presto, prima che Falk ripartisse. — Qualcuna di loro sa parlare. Altre sanno ascoltare. Come noi, eh? Io parlo e tu ascolti. Perché, è naturale, io sono il Ricettivo e tu il Messaggero. Dannata la logica. Ricordati delle gallinelle, e non fidarti di quelle che cantano. Nei galli si può riporre maggior fiducia: sono troppo occupati a far schiamazzi. Vai solo. Male non ti farà. Porta i miei saluti a ogni Principe o Vagabondo che incontri, particolarmente a Henstrella. Tra parentesi, questa notte, in un intervallo tra i tuoi sogni e i miei, mi è capitato di pensare che hai camminato già abbastanza, come allenamento, e forse ti farebbe piacere prendere la mia slitta. Avevo dimenticato di averla. Non la dovrò usare più, perché non dovrò più andare da nessuna parte, se non quando morirò. Spero che passi qualcuno per seppellirmi, o almeno tirarmi fuori e lasciarmi ai topi e alle formiche, una volta che son morto. Non mi piace l'idea di marcire qui dentro, dopo tutti gli anni che ho passato a tener pulito questo posto. Una slitta non si può usare nella foresta, naturalmente, non son rimaste piste degne di questo nome, ma se vuoi seguire il fiume ti trasporterà benissimo. Anche oltre il Fiume Interno, che non è facile da passare col disgelo, a meno che tu non sia un pesce-gatto. È nella baracca, se la vuoi. A me non serve.

Gli abitanti della Casa di Kathol, vicino a quella di Zove, erano anch'essi Thurro-dowisti; Falk sapeva che uno dei loro principi era quello di fare a meno (finché era possibile, senza arrivare a opposizioni folli o fanatiche) di mezzi meccanici o artificiali. Quel vecchio viveva in modo molto più primitivo di loro, allevando pollame e coltivando verdure, perché non aveva nemmeno una pistola laser per andare a caccia; che egli possedesse un oggetto di tecnologia raffinata come una slitta a cuscino d'aria era un fatto tanto strano che Falk fu tentato per la prima volta di guardarlo con un certo sospetto.

Il Ricettivo si succhiò i denti e strillò: — Tu non hai mai avuto nessun motivo serio per fidarti di me, caro straniero. Né io di te. Dopo tutto, le cose possono stare diversamente da quanto crede anche il più gran Ricettivo del mondo. Si può ignorare persino come stiano le cose all'interno della propria mente, non è vero? E non si può allungare le mani del pensiero per toccarle. Prendi la slitta. I giorni in cui viaggiavo sono passati. Porta una persona sola, ma tu devi appunto andare da solo. E credo che il tuo viaggio sia troppo lungo per compierlo tutto a piedi. O anche in slitta, se è per questo.

Falk non fece domande, ma il vecchio rispose lo stesso.

— Forse dovrai tornare nel luogo da dove sei partito — disse.

Separandosi in un'alba gelida e nebbiosa, sotto i pini orlati di brina, Falk porse la mano con rimpianto e gratitudine al Padrone di Casa; così gli era stato insegnato a fare; ma facendo quel gesto disse: Tiokioi…

— Con che nome mi hai chiamato, Messaggero?

— Significa… significa padre, mi pare… — La parola gli era venuta alle labbra spontaneamente, senza motivo. Non era nemmeno sicuro di quel che volesse dire, e tanto meno sapeva a quale lingua appartenesse.

— Addio, povero pazzo fiducioso! Tu dirai la verità, e la verità ti renderà libero. Oppure no, dipende dai casi. Vai solo soletto, caro pazzo; è di gran lunga il modo migliore di viaggiare. Addio, addio. I pesci e gli ospiti dopo tre giorni puzzano. Addio!

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