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— Maestà — risposero gli altri — con tua licenza ti seguiremo.

Così smontarono da cavallo, legarono gli animali a un albero e penetrarono nel folto. Dopo pochi istanti, la regina Susan esclamò: — Miei dolci amici, qui c’è una gran meraviglia, giacché mi par di vedere un albero di ferro.

— Gentile sorella — intervenne il re Edmund — guarda meglio, di grazia. Non è che un pilastro con in cima una lampada.

— Per la criniera del grande leone! — esclamò stupito re Peter. — Mi sembra una ben strana trovata mettere una lanterna così in alto, dove le fronde degli alberi sono più fitte. Direi che non serva a nessuno.

— Maestà, forse quando hanno messo il palo di ferro non c’erano alberi — osservò la regina Lucy. — O erano meno numerosi e non così folti. A me sembrano alberi giovani, mentre la lanterna mi pare molto vecchia.

Rimasero in silenzio per qualche momento a osservare lo strano oggetto; poi il re Edmund riprese la parola: — Non so come, ma questa lanterna su un palo di ferro mi fa una strana impressione. È come se avessi già visto qualcosa di simile, forse in sogno…

— Fa lo stesso effetto anche a noi — ammisero gli altri.

— Qualcosa mi dice che oltre la lanterna troveremo cose ancora più strane, meravigliose avventure o un gran cambiamento della nostra condizione… — aggiunse la regina Lucy.

— Tale presagio agita anche il mio cuore — ammise il re Peter.

— Così è per me, diletto fratello — disse per ultima la regina Susan. — Quindi, sono dell’avviso che sarebbe meglio tornare ai nostri cavalli e non seguire oltre il cervo bianco.

— Ti prego di scusarmi, sorella regina — si affrettò a intervenire Peter. — Stavolta, col tuo permesso, sono di parere contrario. Vorrei ricordarti che come re e regine di Narnia, quali siamo, non ci è mai successo di interrompere quello che abbiamo cominciato, fosse una battaglia o un atto di giustizia. Quando abbiamo messo mano a un’opera qualsiasi, l’abbiamo sempre portata a termine con impegno e soddisfazione.

— Sorella carissima — intervenne la regina Lucy — il nostro regale fratello parla saggiamente. A me suonerebbe vergogna abbandonare, per timore o per cattivi presentimenti, una caccia che abbiamo tanto volentieri iniziata.

— Sono della stessa opinione anch’io — dichiarò re Edmund. — Dirò che a proposito di questo strano palo a lanterna provo una tale curiosità che, di mia scelta, non gli volterei le spalle per tutto l’oro di Narnia e delle isole!

— Quand’è così, proseguiamo pure — rispose la regina Susan — e accettiamo di buon grado, in nome di Aslan, le avventure che ci toccheranno in sorte.

Così fu che i due re e le due regine si fecero strada nella macchia di folti cespugli. Ma non avevano fatto più di dieci passi che già ricordavano come la strana lanterna sul pilastro di ferro si chiamasse lampione. Altri dieci passi e si accorsero di non avanzare più tra il fogliame, ma in mezzo a morbide pellicce appese in duplice fila. Un attimo ancora e ruzzolarono dall’armadio nella stanza vuota, dove non furono più i nobili re e regine abbigliati per la caccia al cervo, ma nient’altro che Peter, Susan, Edmund e Lucy nei vestitini di sempre.

Ed era lo stesso giorno e la stessa ora in cui avevano deciso di nascondersi nell’armadio per non farsi scoprire dalla signora Macready. La signora era ancora impegnata con i turisti, nel corridoio vicino: fortunatamente non entrò nella stanza vuota, non vide i ragazzi e non ebbe occasione di sgridarli.

E qui la storia dovrebbe essere proprio finita. Sennonché i ragazzi sentirono il dovere di raccontar tutto al professore, se non altro per spiegargli come mai dal guardaroba mancassero quattro pellicce. Il professore, che era un uomo veramente superiore, non li rimproverò e tanto meno li accusò di essere sciocchi o bugiardi. Ascoltò la loro storia e ci credette.

— Non penso che valga la pena tornare indietro per cercare le pellicce — disse alla fine. — E non credo, per il momento, che tornerete nel paese di Narnia attraverso l’armadio. Eh? Come dite? Sì, naturalmente ci tornerete, un giorno o l’altro, ma non cercate di passare due volte per la stessa strada. Anzi, non cercate di andarci di proposito. Capiterà quando meno ve l’aspettate. Una volta che si è stati re e regine a Narnia, si è re e regine per sempre. Non parlatene troppo neanche tra voi quattro; agli altri non dite nulla, a meno che non vi capiti di incontrare quelli che abbiano avuto avventure simili alle vostre. Eh, cosa dite? Come farete a riconoscerli? Lo capirete subito, diranno cose strane e il loro aspetto, lo sguardo… insomma, il segreto verrà fuori da solo. Tenete gli occhi aperti. Che Dio mi benedica, ma cosa insegnano ai ragazzi nelle scuole?

E questa è la fine dell’avventura nell’armadio. Però il professore aveva ragione: non fu che l’inizio delle avventure nel paese di Narnia.

FINE
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