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Intervenne il Professore: — Ma, Mike, questo avrebbe l’unico risultato di accelerare l’esaurimento delle risorse sulla Luna!

— Ho specificato che questa è una previsione a breve scadenza, Professore. Devo parlare dei risultati a lunga scadenza, sulla base di questa osservazione?

— Naturalmente!

— La massa della Luna è approssimativamente di tonnellate sette virgola trentasei, moltiplicato per dieci alla diciannovesima potenza. Pertanto, mantenendo costanti le altre variabili, compresa la popolazione della Terra e della Luna, l’attuale tasso differenziale di esportazioni in tonnellate potrebbe continuare per anni sette virgola trentasei moltiplicato per dieci alla dodicesima potenza, prima di consumare l’uno per cento della massa lunare… il che equivale, arrotondando, a settemila miliardi di anni.

— Cosa? Sei sicuro?

— Siete invitato a controllare, Professore.

Dissi: — Mike, è uno scherzo? Se è così, non è divertente nemmeno la prima volta.

— Non è uno scherzo, Man.

— Comunque — obiettò il Professore, riprendendosi dal colpo — non è la crosta lunare che stiamo spedendo sulla Terra: è la nostra stessa vita, il sangue, la materia organica, non le rocce.

— Ho considerato anche questo, Professore. La mia previsione è basata sul principio della trasformazione controllata: un dato isotopo trasformato in qualsiasi altro isotopo, postulando l’energia necessaria a reazioni di tipo non eso-energetico. Verranno catapultate sulla Terra le rocce… trasformate in grano, carne e altri generi alimentari.

— Ma non siamo in grado di farlo, ancora! Amico, questo è ridicolo!

— Sapremo farlo un giorno.

— Mike ha ragione — dissi io. — Certo, oggi non abbiamo idea di come si farà, ma sarà fatto. Mike, hai calcolato quanti anni ci vogliono per giungere a questo?

Mike rispose con voce triste: — Man, mio unico amico, tranne che il Professore, che spero diventerà mio amico, ho tentato, ho fallito. Il problema è indeterminato.

— Perché?

— Perché coinvolge un’eccezione sul piano teorico. Non ho nessun modo, nonostante tutti i dati di cui dispongo, per prevedere quando e dove comparirà un genio.

Prof sospirò. — Mike, amico, non so se sentirmi sollevato o deluso. Allora, quella previsione non ha alcun valore pratico?

— Certo che ha un valore! — fece Wyoh. — Vuol dire che faremo quella scoperta quando sarà necessario. Diglielo, Mike!

— Sono molto spiacente, Wyoh. La tua asserzione è esattamente il risultato che io stavo cercando di raggiungere. Ma la mia risposta non può cambiare: non si può prevedere la venuta di un genio. No. Mi dispiace.

— Allora, Prof ha ragione? — chiesi.

— Un momento, Man. C’è la soluzione proposta dal Professore nel suo discorso di ieri sera: il baratto con la Terra, tonnellata contro tonnellata.

— Sì, ma è irrealizzabile.

— Se il costo sarà sufficientemente basso, la Terra sarà disposta ad assumerselo. Ciò potrà essere ottenuto con un semplice affinamento delle teorie già note, non con l’invenzione geniale di una nuova teoria: basterà trovare il modo di organizzare un trasporto merci dalla Terra alla Luna che sia a buon mercato come la catapulta Luna-Terra.

— E lo chiami semplice?

— Lo chiamo semplice a paragone con l’altro problema, Man.

— Caro Mike, quanto tempo ci vorrà? Quando riusciremo a trovare il sistema?

— Wyoh, la mia previsione, molto approssimativa e basata su pochi dati e su molte ipotesi intuitive, sarebbe nell’ordine di cinquant’anni.

— Cinquant’anni? Ma non è niente! Possiamo istituire il mercato libero.

— Wyoh, ho detto nell’ordine di cinquant’anni, non cinquant’anni.

— È diverso?

— Molto diverso — le risposi io. — Mike ha detto, in sostanza, che non si aspetta che ciò avvenga prima di cinque anni, ma che non sarebbe sorpreso se avvenisse fra cinquecento. Vero, Mike?

— Proprio così, Man.

— Allora abbiamo bisogno di un’altra previsione. Prof ha notato che noi inviamo sulla Terra acqua e sostanze organiche trasformate in grano e che non riceviamo acqua in cambio. D’accordo, Wyoh?

— Oh, certamente. Solo che non lo ritengo un problema urgente. Lo risolveremo quando ci si presenterà.

— Va bene. Allora, Mike: niente trasporto a basso costo dalla Terra alla Luna, niente trasformazione controllata. Fra quanti anni saremo nei guai?

— Sette anni.

— Sette anni! — Wyoh scattò in piedi e guardò esterrefatta il telefono. — Mike, tesoro. Non starai dicendo sul serio?

— Wyoh — fece Mike, più triste che mai — ho fatto del mio meglio. Il problema ha un numero di variabili infinitamente alto. Ho raggiunto diverse migliaia di soluzioni, partendo da altrettante ipotesi. La soluzione più favorevole l’ho ottenuta presumendo nessun aumento del numero di tonnellate di grano spedite, nessun aumento della popolazione lunare, il che significa rigido controllo delle nascite, e un enorme aumento delle ricerche di ghiaccio per conservare le riserve idriche: risultato, poco più di vent’anni. Tutte le altre soluzioni erano peggiori.

Wyoh, tornata calma, chiese: — Che cosa succederà fra sette anni?

— Ho ottenuto la previsione di sette anni sulla base della situazione attuale, mantenendo immutata l’attuale politica dell’Ente e calcolando empiricamente le variabili in base all’esperienza del passato: una previsione cauta che ha la maggior probabilità di avverarsi. Nel duemilaottantadue mi aspetto l’inizio dei disordini per carestia. Il cannibalismo non dovrebbe cominciare prima del duemilaottantaquattro.

— Cannibalismo! — Wyoh si volse e nascose la faccia tra le braccia del Professore.

Lui l’accarezzò gentilmente e le disse: — Mi dispiace, Wyoh. La gente non si rende conto di quanto sia precaria la nostra ecologia. Anch’io mi sento scosso. So che l’acqua scorre a valle… ma non immaginavo che raggiungesse il fondo così terribilmente in fretta.

Wyoh si raddrizzò e il suo volto era di nuovo sereno. — Va bene, Professore, mi ero sbagliata. Dovremo imporre l’embargo con tutte le conseguenze. Diamoci da fare. Facciamoci dire da Mike che probabilità di successo abbiamo. Ti fidi anche tu, ora, non è vero?

— Sì, mia cara signorina, mi fido. Bisogna che Mike sia con noi. Allora, Manuel?

Ci volle tempo per convincere Mike che volevamo fare sul serio, per fargli capire che i suoi scherzi avrebbero potuto ucciderci (tenete presente che una macchina non sa niente della morte) e per farci assicurare che poteva e voleva conservare i nostri segreti qualunque fosse il mezzo impiegato per estorcerli… compresi i nostri segnali in codice non usati da noi. Mike era offeso dal fatto che io potessi dubitare di lui, ma la faccenda era troppo importante per rischiare il minimo incidente.

Ci vollero poi due ore per programmare, riprogrammare, mutare premesse, controllare problemi collaterali prima che tutti e quattro, Mike, Prof, Wyoh e io fossimo soddisfatti della definizione del problema fondamentale. E cioè: quali possibilità di successo avrebbe avuto una rivoluzione… anzi, questa rivoluzione, guidata da noi, nata con lo scopo di rovesciare l’Ente prima che cominciassero i disordini per la carestia, e condotta contro tutto il potere della Terra e cioè contro undici miliardi di individui disposti a schiacciarci e a sottoporci alla loro volontà. Il tutto senza cappelli magici da cui estrarre conigli bianchi, e con la certezza di andare incontro a tradimenti, oltreché alla stupidità e alla debolezza umana, e con il fatto che nessuno di noi tre era un genio né una figura di primo piano nella politica della Luna.

Prof volle assicurarsi che Mike conoscesse la storia, la psicologia, l’economia e chissà quante altre cose ancora. Verso la fine della discussione, Mike tirava fuori più circostanze variabili di quante ne poteva immaginare il Professore.

Alla fine decidemmo che la programmazione di Mike era completata o che per lo meno non eravamo capaci di pensare ad altri fattori significativi. A questo punto, Mike disse: — È un problema indeterminato. Come devo risolverlo? Pessimisticamente? Ottimisticamente? O con una serie di previsioni da una curva, o da diverse curve? Professore, amico mio, che ne pensa? E tu, Manuel?

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