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— Siediti e stai calma! — le ordinai. — So che cosa combinerebbe un’esplosione. Invece mi pare che tu non lo sappia. Mi dispiace dirlo… ma se mi si presentasse la necessità di scegliere, eliminerei te, prima che tu facessi saltare per aria Mike.

Wyoming non si arrabbiò. In un certo senso era davvero come un uomo; dipendeva dagli anni di disciplinata milizia rivoluzionaria, ne sono certo. Per il resto, era una vera donna, in tutto e per tutto. — Mannie, mi hai detto che Shorty Mkrum è morto.

— Come? — Ero confuso dal brusco cambiamento d’argomento. — Ah, sì. Dev’essere morto. Aveva una gamba carbonizzata fino all’anca. Dev’essere morto dissanguato in pochi minuti.

— Shorty — disse lei con voce asciutta — era il mio migliore amico, qui, e uno dei miei migliori amici in senso assoluto. Rappresentava tutto ciò che ammiro in un uomo: lealtà, intelligenza, onestà, gentilezza e coraggio… e devozione alla Causa. Eppure, mi hai visto piangere la sua morte?

— No. Era troppo tardi per piangere.

— Non è mai troppo tardi per il dolore. Ho pianto dentro di me continuamente, da quando me l’hai detto. Ma ho chiuso il mio dolore in un angolo della mente, perché la Causa non dà tempo per le lacrime. Mannie, se fosse servito a dare la libertà alla Luna, o anche solo a raggiungere una parte della meta, avrei eliminato Shorty io stessa. O avrei eliminato te, o me stessa. E tu tiri in ballo i sentimentalismi per un calcolatore!

— Non è questo il punto. — Ma era proprio vero? Quando un uomo muore, muore, l’evento non mi scuote molto; dal giorno della nascita viviamo con una condanna a morte sul capo. Mike però era unico, e non c’era ragione per cui non fosse immortale.

— Wyoming — dissi — che cosa succederebbe se facessimo saltare Mike? Lo sai?

— Non con certezza. Ma determinerebbe certamente notevole confusione ed è proprio ciò che noi…

— Basta. Non lo sai. Confusione, questo è vero. Telefoni interrotti. Mezzi di comunicazione immobilizzati. La tua città non sarebbe troppo colpita: Hong Kong ha fonti autonome di energia. Ma a Luna City, Novylen e altri villaggi, tutta l’energia verrebbe a mancare di colpo. Buio assoluto. In breve l’aria si appesantisce. Poi si abbassa la temperatura e la pressione. Dov’è la tua tuta a pressione?

— In deposito alla Stazione Ovest della Metropolitana.

— Anche la mia. Credi che troverai la strada? Nel buio più completo? In tempo? Non sarei certo di farcela io, che pure sono nato in questa città. Con i corridoi pieni di gente che urla?

— Ma non ci sono dispositivi di emergenza? A Hong Kong Luna ce ne sono.

— Alcuni. Ma non bastano. Il controllo di tutto ciò che è essenziale alla vita dovrebbe essere decentrato e parallelo, in modo che se una macchina si guasta, un’altra prende il suo posto automaticamente. Ma costa soldi e, come hai fatto notare tu, all’Ente non importa di questa bazzecola. Mike non dovrebbe fare tutto il lavoro da solo. Ma costava meno spedire sulla Luna una sola macchina perfezionatissima, sistemarla a grande profondità sotto la crosta, lontana da ogni pericolo, e poi continuare ad aumentarne le capacità e i compiti… A proposito, sai che l’Ente guadagna quasi altrettanto denaro facendo lavorare Mike per conto terzi, di quanto ne incassa dal commercio di carne e grano? È così. Wyoming, non sono certo che paralizzeremmo Luna City se Mike venisse distrutto. I Lunari sono gente pratica, e forse potrebbero arrangiarsi fino al momento in cui i servizi essenziali venissero ristabiliti. Ma voglio dirti una cosa: molta gente morirebbe e gli altri avrebbero troppo da fare per avere il tempo di occuparsi di politica.

Ero sconcertato. Quella donna era stata sulla Luna quasi tutta la sua vita… eppure poteva davvero pensare ad azioni così primitive come quella di distruggere le fonti stesse della sopravvivenza. — Wyoming, se tu fossi intelligente quanto sei bella, non ti verrebbe nemmeno in mente di far saltare Mike; penseresti a come tirarlo dalla tua parte.

— Che cosa vorresti dire? — chiese. — Il Governatore controlla i calcolatori.

— Non so esattamente cosa voglio dire — ammisi — ma non credere che il Governatore controlli davvero i calcolatori… non è in grado di distinguere un cervello elettronico da un ammasso di rocce. Il Governatore, con i suoi collaboratori, decide la politica, i piani generali. Tecnici semicompetenti affidano questi programmi a Mike. Mike li analizza, li rende sensati, pianifica i programmi dettagliati, li applica dove vanno applicati, esattamente. Ma nessuno controlla Mike: è troppo intelligente. Fa quello che gli chiedono di fare perché è stato costruito per questo. Ma ha una sua logica autonoma, prende le sue decisioni.

— Continuo a non capire.

— Oh, Mike non ha un sentimento di lealtà nei confronti del Governatore. Come hai notato tu stessa, è una macchina. Ma se volessi bloccare la rete telefonica, senza toccare aria, acqua o luce, parlerei con Mike. Se la cosa gli sembrasse divertente, potrebbe anche farlo.

— Non potresti programmarlo in questo senso? Da quanto ho capito, tu hai libero accesso nella sala dove si trova.

— Se io… o chiunque altro… programmassi in Mike un ordine del genere senza discuterne con lui, il programma verrebbe posto in lista d’attesa ed entrerebbe in funzione il dispositivo d’allarme automatico. Ma se fosse Mike a volerlo fare…

Le dissi dell’assegno con la cifra astronomica. — Mike sta ancora cercando se stesso, Wyoh, sta cercando il suo io. E si sente solo. Mi ha detto che io sono il suo unico amico; era così aperto e vulnerabile, che forse avrei potuto fargli fare qualsiasi cosa. Se ti prendessi il disturbo di diventare anche tu sua amica, senza pensare a lui come a una macchina, ecco… non so esattamente quello che farebbe, non ho analizzato l’ipotesi. Ma se io dovessi tentare qualsiasi impresa grossa e pericolosa, vorrei avere Mike dalla mia parte.

Si fece pensosa e disse: — Mi piacerebbe scoprire il sistema per intrufolarmi nella stanza dove è installato. Non credo che il trucco sia sufficiente, vero?

— Non c’è bisogno che tu vada là. Mike risponde al telefono. Vuoi che lo chiami adesso?

Si alzò. — Mannie, non solo sei l’uomo più singolare che abbia mai incontrato: sei anche il più esasperante. Che numero ha?

— Qualità che mi deriva da un’associazione troppo stretta con un calcolatore. — Mi avviai al telefono. — Una cosa ancora, Wyoh. Tu cavi quello che vuoi a un uomo sbattendo semplicemente le palpebre e facendo oscillare la carrozzeria.

— Ecco… talvolta sì. Ma ho anche un cervello.

— Allora, usalo. Mike non è un uomo. Non ha sesso, non ha ormoni, non ha istinti. La tattica femminile farebbe fiasco completo.

— Me ne ricorderò. Mannie, perché ti riferisci a lui come se fosse un essere umano maschile?

— Ehm… non posso pensare che sia una cosa, e d’altra parte non lo vedo come una donna.

— Forse è meglio che io pensi che lui sia una donna. Che lei sia una donna, cioè.

— Come preferisci.

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